Quando e come è stato posto il primo mattone?
“...L’idea di un nuovissimo concept di reclutamento e selezione di personale si faceva largo nella mia mente. Ogni giorno si aggiungevano nuovi pezzi fino a quando, mentre mi recavo nella grande azienda in cui lavoravo, ho letto su un noto quotidiano un articolo molto interessante.
Era il 2001 e in America era appena esplosa la grande bolla della new economy. La silicon valley californiana, in particolare, si era svegliata improvvisamente da un lungo sogno che aveva visto la nascita di un numero enorme di imprese, dal dubbio successo. Si erano presentate sul mercato azionario, prima ancora di aprire l’attività. Tante assunzioni, alti stipendi, tutto sembrava essere cambiato per sempre. Passato il 2000 l’ubriacatura però era passata e aveva lasciato diverse vittime. Le imprese, per prime, avevano iniziato a chiudere, una dopo l’altra, non ritrovando tra i consumatori l’interesse sperato. I tanti dipendenti, quindi, si erano visti recapitare una lettera rosa che in USA significa “la nostra collaborazione è finita”.
Si era di fronte ad una nuova “mobilità” sulla quale una giovane organizzazione ha creato una serie di iniziative molto originali. In grandi discoteche si sono iniziati ad organizzare degli appuntamenti in cui far incontrare, in modo molto informale, candidati della new economy e imprese .com. Tutto all’insegna della festa e dell’etertainment.
Il progetto mi incuriosiva molto così, appena arrivato in ufficio, ho deciso di chiedere ai miei tanti colleghi se avrebbero mai partecipato ad un evento simile. Naturalmente ho trovato solo pareri positivi. La sera stessa ho scritto una mail in America e dopo appena due giorni ho ricevuto una risposta.
Insieme con l’organizzatrice californiana abbiamo tentato di replicare il format in Italia ma più discutevamo più mi rendevo conto che il nostro Paese non avrebbe mai digerito un progetto così innovativo. Ho deciso quindi di impostarne uno del tutto nuovo in cui, mantenendo l’informalità dell’iniziativa americana, potessi dare alle aziende italiane la possibilità di adattarsi ad un contesto del tutto nuovo rispetto alle tradizionali fiere. Inoltre, ciò che mi interessava, era evitare grandi assembramenti di persone e musica ad alto volume, come in USA, che avrebbe di certo reso più difficile la comunicazione tra aziende e candidati.
Ero sempre più convinto della bontà dell’idea ma c’era bisogno di un parere aziendale. Con un po’ di timore ho composto il numero di un amico ben inserito in una notissima azienda informatica. Ho spiegato le basi dell’iniziativa e gli ho chiesto di proporre la cosa al suo responsabile, il capo di quella impresa. Qualche giorno dopo ho ricevuto una chiamata. Era il noto imprenditore, il quale mi ha detto a gran voce:
“ Finalmente una ottima idea per l’Italia!”.
E’ bastato questo a dare l’avvio a tutte le fasi successive. Lo stesso giorno, uscendo dal lavoro e in attesa della metropolitana, ho pensato ad un nome del progetto in grado di essere facilmente memorizzato, breve ed originale. Qualche minuto dopo è nato “CHANCE”! Ho parlato della cosa ad una amica che si è detta pronta a fondare con me un’azienda. Insieme ci siamo recati in un grande supermarket mobiliare per valutare l’arredamento di un piccolo ufficio situato molto vicino al centro di Milano. Una settimana dopo abbiamo entrambi rassegnato le nostre dimissioni dai nostri rispettivi datori di lavoro e abbiamo messo piede nella nostra nuova sede.
Iniziava da lì quella grande rivoluzione che ancora oggi arde e che è pronta a cambiare gli equilibri di un mercato del lavoro ancora troppo ancorato a schemi anacronistici e inefficienti...”
Continua...
“...L’idea di un nuovissimo concept di reclutamento e selezione di personale si faceva largo nella mia mente. Ogni giorno si aggiungevano nuovi pezzi fino a quando, mentre mi recavo nella grande azienda in cui lavoravo, ho letto su un noto quotidiano un articolo molto interessante.
Era il 2001 e in America era appena esplosa la grande bolla della new economy. La silicon valley californiana, in particolare, si era svegliata improvvisamente da un lungo sogno che aveva visto la nascita di un numero enorme di imprese, dal dubbio successo. Si erano presentate sul mercato azionario, prima ancora di aprire l’attività. Tante assunzioni, alti stipendi, tutto sembrava essere cambiato per sempre. Passato il 2000 l’ubriacatura però era passata e aveva lasciato diverse vittime. Le imprese, per prime, avevano iniziato a chiudere, una dopo l’altra, non ritrovando tra i consumatori l’interesse sperato. I tanti dipendenti, quindi, si erano visti recapitare una lettera rosa che in USA significa “la nostra collaborazione è finita”.
Si era di fronte ad una nuova “mobilità” sulla quale una giovane organizzazione ha creato una serie di iniziative molto originali. In grandi discoteche si sono iniziati ad organizzare degli appuntamenti in cui far incontrare, in modo molto informale, candidati della new economy e imprese .com. Tutto all’insegna della festa e dell’etertainment.
Il progetto mi incuriosiva molto così, appena arrivato in ufficio, ho deciso di chiedere ai miei tanti colleghi se avrebbero mai partecipato ad un evento simile. Naturalmente ho trovato solo pareri positivi. La sera stessa ho scritto una mail in America e dopo appena due giorni ho ricevuto una risposta.
Insieme con l’organizzatrice californiana abbiamo tentato di replicare il format in Italia ma più discutevamo più mi rendevo conto che il nostro Paese non avrebbe mai digerito un progetto così innovativo. Ho deciso quindi di impostarne uno del tutto nuovo in cui, mantenendo l’informalità dell’iniziativa americana, potessi dare alle aziende italiane la possibilità di adattarsi ad un contesto del tutto nuovo rispetto alle tradizionali fiere. Inoltre, ciò che mi interessava, era evitare grandi assembramenti di persone e musica ad alto volume, come in USA, che avrebbe di certo reso più difficile la comunicazione tra aziende e candidati.
Ero sempre più convinto della bontà dell’idea ma c’era bisogno di un parere aziendale. Con un po’ di timore ho composto il numero di un amico ben inserito in una notissima azienda informatica. Ho spiegato le basi dell’iniziativa e gli ho chiesto di proporre la cosa al suo responsabile, il capo di quella impresa. Qualche giorno dopo ho ricevuto una chiamata. Era il noto imprenditore, il quale mi ha detto a gran voce:
“ Finalmente una ottima idea per l’Italia!”.
E’ bastato questo a dare l’avvio a tutte le fasi successive. Lo stesso giorno, uscendo dal lavoro e in attesa della metropolitana, ho pensato ad un nome del progetto in grado di essere facilmente memorizzato, breve ed originale. Qualche minuto dopo è nato “CHANCE”! Ho parlato della cosa ad una amica che si è detta pronta a fondare con me un’azienda. Insieme ci siamo recati in un grande supermarket mobiliare per valutare l’arredamento di un piccolo ufficio situato molto vicino al centro di Milano. Una settimana dopo abbiamo entrambi rassegnato le nostre dimissioni dai nostri rispettivi datori di lavoro e abbiamo messo piede nella nostra nuova sede.
Iniziava da lì quella grande rivoluzione che ancora oggi arde e che è pronta a cambiare gli equilibri di un mercato del lavoro ancora troppo ancorato a schemi anacronistici e inefficienti...”
Continua...
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