lunedì 17 maggio 2010

Cosa bolle in pentola? Report di una Fiera del Lavoro

Il mondo del lavoro sta cambiando molto velocemente, questo è ormai più che accettato. Ma cosa ne pensano le aziende?
Abbiamo partecipato ad una nota fiera del lavoro a Milano e abbiamo raccolto alcune testimonianze. Senza voler proporre un lungo elenco con le diverse risposte, possiamo registrare, a livello generale, una sostanziale tenuta dell’area risorse umane.
In altre parole, un’azienda non può chiudere completamente le proprie porte verso l’esterno, evitando di attirare i migliori candidati. Se ciò accade e si prolunga per molto tempo, specie per realtà grandi, può essere il preludio alla chiusura dell’impresa.
E’ importante notare, che la nostra breve indagine si è svolta su poche realtà, di medie / grandi dimensioni, per di più presenti ad una fiera del lavoro e quindi “alla ricerca”. E’ evidente, quindi, che non potevamo aspettarci risposte catastrofiste.
In generale, però, possiamo fare alcune considerazioni, confermate dalle veloci chiacchierate con i responsabili risorse umane incontrarti:


1- Non è vero che “non c’è lavoro”.
Certo, quello che c’è è meno di qualche anno fa (non si può non considerare la chiusura di aziende, la messa in cassa integrazione di migliaia di impiegati), ma l’idea che “il mondo del lavoro è finito” non trova affatto conferma nella realtà. Smettere di cercarlo, quindi, è un grave errore.

2- Le aziende hanno bisogno sempre più di profili specializzati
In momenti di crisi, non è possibile sprecare tempo e risorse. Produrre con logiche di efficacia ed efficienza è quantomai obbligatorio. I candidati devono interfacciarsi, quindi, con un mondo del lavoro molto più selettivo. La formazione, l’addestramento e, soprattutto, la conoscenza delle imprese che si contattano, sono tutte condizioni primarie. 

3- Occorre usare un diverso approccio
L’invio a pioggia dei CV non trova assolutamente risposta in un contesto simile. Le fiere del lavoro sono buone occasioni per avere un’idea generale delle aziende e per “visitarne” gli stand. Non si può, però, sperare che basti questo per trovare un’occupazione ed essere notati. Presentarsi ad un evento con una pila di CV, usandoli come ingombranti biglietti da visita, crea solo maggiore confusione.

4- Non ci abituiamo alla  parola “crisi”
Dietro la crisi si nascondo tante verità. Quello che è in crisi, oltre all’economia mondiale, è il nostro sistema economico, quello di “casa nostra”. Continuare a parlare di crisi senza almeno provare ad andare in profondità, diventa un’azione oltre che inutile assai pericolosa. La crisi genera altra crisi. Pensare in modo diverso, forse questo è un possibile antidoto. Da un “pensiero alternativo”, diremmo “laterale” (parafrasando Edward Del Bono), possiamo tirar fuori gli strumenti giusti per risolvere i problemi, partendo da quelli più piccoli e arrivando poi a quelli più grandi.
In conclusione, in riferimento all’evento fiera, abbiamo notato un’affluenza più bassa degli altri anni e una minor presenza di aziende. Questo sta a testimoniare (sia da parte delle aziende, sia da parte dei candidati), da un lato la progressiva perdita di fiducia in questi strumenti, dall’altro un immobilismo che non aiuta di certo la ripresa.
Continuiamo a monitorare il sistema, anche per evitare di commettere gravi errori. La nostra missione continua. Rompendo gli steccati tra aziende e candidati vogliamo far capire che, in realtà, si è tutti una cosa sola e che “lavorare” non è un regalo fatto a qualcuno e neanche “propriamente” un diritto, ma un naturale processo della nostra vita, che si stia al di qua o al di là di quella linea, sempre più pericolosamente netta, che separa chi il lavoro ce l’ha da chi lo sta ancora disperatamente cercando (o aspettando passivamente).








Nessun commento: